Copertina del primo numero
Frontespizio.
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La Storia Veneta è stata riassunta in 150 tavole che raccontano gli avventimenti più importanti, partendo dalla fondazione dei primi insediamenti nel territorio, fino alla creazione della regione Veneto.
L'artista Giuseppe Gatteri ne ha inventate e disegnate le tavole, l'incisore Antonio Viviani ed altri arstisti veneziani le hanno tradotte in pregiate stampe. Sono state descritte ed illustrate da Francesco Zanotto, del quale riportiamo il testo illustrativo integrale. Il frontespizio offre una descrizione dettagliata che evidenzia una meticolosa ricerca di metafore ed allegorie su Venezia e la sua storia.
Venezia, la cui illustre storia s'è figurata nei principali suoi fasti in queste carte, appar qui, fatta persona, maestosamente seduta su marmoreo masso, allusivo all'eternità del suo nome, coperta dal paludamento, e cinta il capo della corona propria degli antichi suoi dogi. – Tiene con la destra lo scettro, colla sinistra il volume delle saggie sue leggi, le quali, negli andati tempi, furono cercate dagli stranieri a norma loro. – È chiuso questo volume dal dì in cui era segnata dal dito di Dio la sua caduta; ma quantunque chiuso, serba la luce di quella sapienza che illustrò il mondo nell'età delle tenebre e della ignoranza. – Sta qui ella non come serva dinanzi a superba regina, ma come regina caduta nelle altrui mani per decreto del Cielo, sostenendo con sacra dignità la sua sventura; chè certo non è gloria scender dal trono. – E la sua dignità le viene dal suo carattere sacro; paragonato, dal Magno Pontefice S. Gregorio, alla Chiesa di Dio, dicendo egli di Venezia: Habet singularem quandam cohaerentiam ad Sanctum Romanam et Apostolicam Ecclesiam. – E ciò giustamente: imperocchè se Pietro è nauta della nave della Cattolica Chiesa, Marco è discepolo di Pietro ed interprete, e con esso stesso sì immedesimato, da far dire a Pier Brissiense: Unus et idem spiritus fuit in Pietro, et Marco ejus discipulo. – Il simbolo quindi dell'Evangelista patrono della devota Venezia, ch'è il leone, siede a manca di lei, guardandola; quasi in atto di confortarla a sperare nel cielo, da cui sempre ella ripetè vita e salute. A destra della veneranda matrona apresi la veduta dell'ampio canal di S. Marco, dal quale sorgon le mire fabbriche che lo ingemmano, e quel miracolo di architettura, il Palazzo Ducale, invidia dello straniero. – A sinistra prospetta l'Arsenale, monumento cospicuo di gloriose memorie, e da cui uscirono cento e cento flotte a domare i nemici di Cristo e del veneto nome. – Sul prospetto della base ove posa immobile masso che serve di trono a Venezia, è tracciato il blasonico suo scudo, ove appariscono gli stemmi dei regni e delle provincie su cui un giorno stese il suo nobile scettro. – Essa base è fiancheggiata, quinci di armi guerriere, d'insegne ed onori civili, e quindi di sacri arredi e distintivi prelatizii, e di ciò tutto che pertiene alle discipline gentili ed alle arti industriali ed alle scienze, nelle quali facoltà Venezia fu madre. È perché s'intenda a cui han riferimento ognuno degli stemmi inseriti nell'ampio blasone di Venezia, qui porgiamo l'araldica lor descrizione. Il grande scudo è partito in tre tratti, o linee, ed altrettante linee trasversali lo dividono in faccia, in guisa da formare sedici punti, o membri, con sei minori scudi coronati e disposti a due a due lungo i tratti notati. Il primo scudo, nel centro, o dominante, è tutto d'oro, ed è quello della Repubblica sovrana, occupato dal leone di S. Marco, sormontato dal corno ducale. Il secondo scudo, al fianco destro della faccia superiormente, è quello del regno della Morea. – Sormontato di corona d'oro, reca in campo azzurro una croce pur d'oro, ed è l'attuale adottato dal nuovo regno di Grecia. Il terzo scudo, al manco lato superiormente, appartiene al regno di Cipro. È desso coronato ed inquartato. Nel primo punto d'argento reca una croce di potenza, d'oro, accompagnata da altre quattro croci simili, pur d'oro; per Gerusalemme: nel secondo punto, fasciato d'argento ed azzurro, d'otto pezze caricate d'un leone vermiglio armato e coronato d'oro; per Cipro: nel terzo punto, d'oro, con un leone vermiglio; per il regno d'Armenia: nel quarto, d'argento, con un leone rosso; per la casa de' Lusignani, che tenne, fino al suo estinguersi, quello scettro. Il quarto scudo di sotto coronato, al fianco destro della faccia, spetta al regno di Candia. – Esso è vermiglio, con un Minotauro d'oro armato di porpora, col capo azzurro, caricato d'un'aquila nera, in volo, beccata, ed armata d'oro, la quale tiene negli artigli un fulmine pur d'oro; quello allusivo al labirinto di Creta, e questa a Giove ivi nato, secondo i miti. Il quarto scudo pur coronato, di sotto al fianco sinistro, è relativo al regno di Dalmazia e di Albania. – Quadripartito, ha nel primo punto, o membro vermiglio, tre teste di leone riguardanti, in oro; per la Dalmazia: il secondo scaccato in sedici punti d'argento e di vermiglio; per la croazia: il terzo d'oro, con tre ferri neri di cavallo; per la Rescia: il quarto, pur d'oro con un leone vermiglio linguato ed armato d'azzurro; per l'Albania. Il quinto scudo, al basso della faccia cinto di corona marchionale, divisa il regno, o marchesato dell'Istria. – È azzurro con una capra d'oro passante, coronata e membrata di porpora, antica insegna di quella provincia, come risulta da parecchi nummi. Li sedici punti o membri, poi, del grande scudo sono disposti come segue. Il primo è di corpo azzurro con l'aquila d'oro, coronata, membrata e beccata di vermiglio, per la Patria del Friuli, il quale scudo, se mostrarsi solo e da sè, viene sormontato da un berretto foderato di pelli d'ermellino con falda di detta pelle foggiata in forma ducale. Il secondo d'argento con la croce rossa, è di Padova, insegna di quella città, presa all'ora in cui s. Prosdocimo, di lei vescovo, le recò la luce del Vangelo. Il terzo, d'argento, con la croce vermiglia, accompagnata da due stelle nel capo, della tinta stessa, è l'arma di Trevigi. Il quarto, d'azzurro, con la croce d'oro, è insegna di Verona. Il sesto, d'argento, con leone d'azzurro, membrato ed armato di vermiglio, per Brescia. Il settimo, d'azzurro con la croce d'argento, per Vicenza. L'ottavo, di vermiglio, con una torre merlata d'argento, sormontata da due torrioncini piegati, pure d'argento, con feritoie e porta smaltate di nero, per Feltre. Il nono, al lato destro, bipartito in faccia, d'oro e di vermiglio, per Crema. L'undicesimo, d'azzurro, con la nave degli argonanti d'oro, per l'isola di Corfù. Il duodicesimo, d'azzurro, con un fiore di giacinto bianco, o d'argento, per l'isola del Zante. Il decimoterzo, a destra, d'azzurro, con la punta verde, sormontata da una torre d'argento graduata, sopra cui torreggiano tre piccole rocche merlate, la central delle quali maggiore delle altre, il tutto ammattonato, distinto di nero, per la città di Adria. Il decimoquarto, verde, con un castello munito di due piccole torri d'oro sormontate dal leone di S. Marco, pur d'oro, il tutto distinto o ammattonato di nero, per il Polesine. Il decimoquinto, d'argento, con la croce vermiglia di s. Giorgio, per l'isola di Cefalonia. Il decimosesto, ed ultimo, verde, con un cavallo d'argento crinito, ed unghiato di nero, per Cherso ed Ossero. |