TRASPORTO DELLA FLOTTA PEI MONTI NEL LAGO DI GARDA
TRASPORTO DELLA FLOTTA PEI MONTI NEL LAGO DI GARDA. Anno 1438.
Stretta era d'assedio la città di Brescia, dalle armi del duca di Milano, comandate da Piccinino, da non poter ottenere soccorso d'armi e di vettovaglie, per le difficoltà poste dai nemici ad impedirne gli aiuti; per cui invano tutte le vie eran tentate dal Gattamelata affine di soccorrere quella città ovunque stretta e bersagliata. – Vedevasi pertanto non rimanere altra via che quella offerta dal lago di Garda: ma come fare se mancava una flotta in quelle acque? Il fabbricarla sopra le acque tornava malagevole per la lunghezza del tempo a ciò necessario, non potendosi scaricare i materiali se non a Verona per l'Adige, e il condurla già pronta da Venezia fino a quel luogo pareva impossibile, per la interposizione della terra ferma e più pei monti che circondavano il lago medesimo.
In tanta incertezza, un cotal Sorbolo marinaio greco, incanutito nelle opere di mare, un dì si produsse in senato ed offerissi di condurre da Venezia con tutta sicurezza e di varare la flotta nel lago. – Parve opera questa al tutto disperata di effetto, ma intanto stremo fu accolta dal Senato stesso quella proposta. – Venne quindi tostamente allestita in Venezia la flotta, e condotta con ogni prontezza e diligenza per l'Adige fino a Verona. Era dessa composta di due grosse galee (altri dicono sei), quattro fregate (cioè legni di corsa che navigano a remi) e venticinque barche. Ivi giunti tutti codesti legni, mutando con istupore la qualità di lor destinazione, tratti vennero dal fiume, e furono condotti attraverso non solo de' campi, ma per l'erto e scosceso cammino dei monti, valendosi del ministero di macchine a tal fine inventate, di quello de rulli ed altri argomenti, e coll'opera principalmente dei buoi, furono tradotti fino al lago, e quindi in esso varate.
Fu di molto aiuto a questa difficile impresa la qualità de' luoghi, imperocchè sporgendo fuori de' monti grandi massi, quasi in forma di mura; questi, spianati e gettati nel lago, di sostegno servirono ai legni per lo innalzarsi che far doveano, riducendo così l'aspra altezza del letto a cotale uguaglianza, la quale più facilmente diè modo ad essere sormontata la pria inaccessibile discesa. – Compagno al Sorbolo in tale maravigliosa impresa, per quei tempi, fu macchinista valente nominato Nicolò Carcavilla, del quale fe' largo elogio lo storico Giambattista Contarini.
Costò alla Repubblica cotesto lavoro quindicimila ducati, spesa a dir vero modesta, avuto riguardo alla gravezza e difficoltà della impresa, ed alla mano d'opera che abbisognar vi dovette, massime per la sollecitudine con cui convenne operare. Questo fatto sibbene di molto rilievo, anche per conoscere il carattere del secolo, la qualità degli uomini, e la loro audacia intraprendente, fu trascurato da parecchi storici. Il che dimostra quanto difficil cosa è lo scrivere istoria, e quanto importi che lo scrittore sia penetrato del fine a cui dee mirare il racconto degli antichi fatti, dei quali, come notammo, dipende l'esatto conoscimento dell'indole dei tempi e delle nazioni. Per ciò abbiamo creduto doveroso, non che necessario l'effigiar questo fatto, onde porre sott'occhi del lettore un argomento degno de' suoi studii, delle sue riflessioni, riparando per tal guisa le altrui ommissioni.
Stretta era d'assedio la città di Brescia, dalle armi del duca di Milano, comandate da Piccinino, da non poter ottenere soccorso d'armi e di vettovaglie, per le difficoltà poste dai nemici ad impedirne gli aiuti; per cui invano tutte le vie eran tentate dal Gattamelata affine di soccorrere quella città ovunque stretta e bersagliata. – Vedevasi pertanto non rimanere altra via che quella offerta dal lago di Garda: ma come fare se mancava una flotta in quelle acque? Il fabbricarla sopra le acque tornava malagevole per la lunghezza del tempo a ciò necessario, non potendosi scaricare i materiali se non a Verona per l'Adige, e il condurla già pronta da Venezia fino a quel luogo pareva impossibile, per la interposizione della terra ferma e più pei monti che circondavano il lago medesimo.
In tanta incertezza, un cotal Sorbolo marinaio greco, incanutito nelle opere di mare, un dì si produsse in senato ed offerissi di condurre da Venezia con tutta sicurezza e di varare la flotta nel lago. – Parve opera questa al tutto disperata di effetto, ma intanto stremo fu accolta dal Senato stesso quella proposta. – Venne quindi tostamente allestita in Venezia la flotta, e condotta con ogni prontezza e diligenza per l'Adige fino a Verona. Era dessa composta di due grosse galee (altri dicono sei), quattro fregate (cioè legni di corsa che navigano a remi) e venticinque barche. Ivi giunti tutti codesti legni, mutando con istupore la qualità di lor destinazione, tratti vennero dal fiume, e furono condotti attraverso non solo de' campi, ma per l'erto e scosceso cammino dei monti, valendosi del ministero di macchine a tal fine inventate, di quello de rulli ed altri argomenti, e coll'opera principalmente dei buoi, furono tradotti fino al lago, e quindi in esso varate.
Fu di molto aiuto a questa difficile impresa la qualità de' luoghi, imperocchè sporgendo fuori de' monti grandi massi, quasi in forma di mura; questi, spianati e gettati nel lago, di sostegno servirono ai legni per lo innalzarsi che far doveano, riducendo così l'aspra altezza del letto a cotale uguaglianza, la quale più facilmente diè modo ad essere sormontata la pria inaccessibile discesa. – Compagno al Sorbolo in tale maravigliosa impresa, per quei tempi, fu macchinista valente nominato Nicolò Carcavilla, del quale fe' largo elogio lo storico Giambattista Contarini.
Costò alla Repubblica cotesto lavoro quindicimila ducati, spesa a dir vero modesta, avuto riguardo alla gravezza e difficoltà della impresa, ed alla mano d'opera che abbisognar vi dovette, massime per la sollecitudine con cui convenne operare. Questo fatto sibbene di molto rilievo, anche per conoscere il carattere del secolo, la qualità degli uomini, e la loro audacia intraprendente, fu trascurato da parecchi storici. Il che dimostra quanto difficil cosa è lo scrivere istoria, e quanto importi che lo scrittore sia penetrato del fine a cui dee mirare il racconto degli antichi fatti, dei quali, come notammo, dipende l'esatto conoscimento dell'indole dei tempi e delle nazioni. Per ciò abbiamo creduto doveroso, non che necessario l'effigiar questo fatto, onde porre sott'occhi del lettore un argomento degno de' suoi studii, delle sue riflessioni, riparando per tal guisa le altrui ommissioni.